Marta
“-Marta, un sorriso, dai.
Scelgo il filtro di bianco e nero del cellulare. Cosi mi sento, in bianco e nero. Seguo il consiglio della mia psicologa. Analizzo i miei sentimenti e scatto una foto di tutte le partite che gioco. Non sono un generale dell’antica Roma. Non ho nessuno che mi dica “memento mori”. Devo ricordarmi che tutto passerà, i tempi belli e brutti.
Nelle victorie è più
facile. L’emozione va oltre le voci che chiedano perché le donne giocando Rugby.
L’emozione è d’arcobaleno, punteggiato di nero delle critiche vuote e gratuite.
È difficile nei giorni
come questi. Abbiamo dato tutto per fare un bel gioco, ma non era sufficiente
per vincere la partita. Non è tutto perso, posiamo vincere ancora la Copa
Mondiale Femminile di Rugby. Ma oggi non è il giorno per le celebrazioni, è il
giorno di capire gli errori e ad affrontare le critiche della stampa e dei social.
Non è facile sopportare i
commentari dei social. La gente che non ti conosce, dietro lo schermo, si
permette criticare con parole dure il tuo gioco: inutile, vecchia, meglio fare
la casalinga…
Perché la gente e cosi
crudele? Cosa ne sanno della passione, del sacrificio?
Dell’ emozione di
lasciarsi andare e eseguire le istruzioni dell’allenatore, e soltanto con sei
anni capire che questo è il tuo posto, nel questo campo, nella squadra che presto
sarà la tua famiglia. Sacrificio di studiare ed allenare, di lavorare ed
allenare, giocare e sentirci bene malgrado tutto.
Voglio essere la campionessa mondiale di Rugby, è il mio sogno, è vero. Ma soprattutto voglio essere una buona giocatrice, godere il gioco, delle nuove conoscenze e delle nuove sperienze; emozionare col gioco, commuovere la gente, che goda le partite.
-Dai, Marta. Tutto andrà
bene. Sei un’atleta. La puoi fare. Dopo tutto, lo spettacolo era emozionante. Hai
goduto il silenzio per la te col gioconsione e l’euforia della folla, quando raggiungevamo
la linea di meta e segnavamo il punto. Sei brava, sei forte, sei giocatrice
Rugby.”
Natalia
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