George aveva un dono raro, quasi scomparso: sapeva vivere nel presente. Non nei ricordi, né in attesa di qualcosa. Viveva l’oggi. Senza fretta, ma davvero. E, cosa sorprendente, era felice. Felice del mattino. Del fatto che il trapano funzionasse. Che nella serra fosse maturato il primo pomodorino. Che la vita, anche nel trambusto, fosse comunque generosa — se sai guardare con attenzione. Aveva una famiglia. Normalissima. Il figlio, per esempio, sognava l’ultimo modello di iPhone. Non perché il suo fosse rotto, ma perché: «Papà, dai, è preistorico! Nessuno gira più con una roba del genere!» Voleva diventare un famoso youtuber e non riusciva a vivere senza YouTube. La figlia, invece, attraversava l’epoca dell’adolescenza. Tutto le sembrava stupido, il mondo ingiusto. Diceva spesso: «Voi non capite», e George non discuteva. Sapeva bene: non era rabbia. Era solo quel difficile percorso verso sé stessa. E sua moglie... Sua moglie era come la Svizzera: bella, solida, ma il tem...
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